La storia di San Vito
Moltissimi anni fa il Santo Patrono di Mascalucia era San Nicola di Bari, ma dopo varie vicissitudini il suo posto fu preso da San Vito.
Il 3 marzo 1771 avvenne la proclamazione ufficiale di San Vito quale Santo Patrono di Mascalucia. In virtù del privilegio assegnato alla Congregazione dei Santi Riti dal Papa Urbano VIII con bolla del marzo 1630, il Cardinale Albani, Vescovo di Sabina Ponente e Prefetto della Congregazione pronunciò la “gratiam confirmationes”.
In un documento datato 11 gennaio 1763 il popolo ed il Clero di Mascalucia sottoscrisse “un patto d’amore” con San Vito:
“Nosque grato tibi anno gratias rependentes venerebilem gratuam et insignem tui reliquiam theca argentea observatam, quotannis, publica supplicatione devote, ac reverenti animo circumferre, jure jurando arctatos, nec successores nostros officio demoturos sancte promitemur”.
“E noi con animo grato, confessando a tutti le grazie da Te ricevute, giuriamo di portare in giro ogni anno, con animo riverente ed in pubblica preghiera, il Tuo venerabile simulacro e la tua insigne reliquia racchiusa in una teca d’argento. Promettiamo che anche i nostri discendenti non verranno meno a questa solenne promessa.”
Hanno firmato il sopra descritto documento i Giurati : Agostino Vasta, Matteo Consoli, Ottavio Rapisarda, Giovanni Reina ed Antonino Rapisarda (sindaco) in rappresentanza di tutta la popolazione di Mascalucia.
Per ottenere come Patrono ufficiale di Mascalucia San Vito, i fedeli inviarono la richiesta e questa supplica alla Congregazione dei Santi:
“… Altra volta il Clero ed il popolo di Mascalucia o sia Sancta Lucia della Diocesi di Catania tennero ricorso alle EE.VV. supplicandole la confermazione della elezione da loro fatta per voti segreti del glorioso San Vito Martire in Patrono Principale di detta terra esibendo nemmeno copia autenticata di essa elezione che il consenso ed approvazione di quel Vescovo; ma siccome nacque il dubbio che potesse essere Patrona Principale della suddetta Terra la gloriosa Santa Lucia di cui porta anche il nome, fu rinnovata la grazia che ora implorano alle EE.VV. gli umilissimi essi unendo alla copia autentica della elezione altra simile della fede di Vescovo che nell’anzidetta terra non vi sia altro Patrono fuorché il glorioso San Vito per cui si rinnovano le suppliche.”
Il culto di San Vito è datato molto anteriormente alla Sua proclamazione ufficiale, infatti si ha notizia che, durante l’eruzione del 1669, il santo simulacro, per precauzione, fu trasportato a Catania nella Cattedrale.
Il 15 giugno ricorre la festa del Santo Patrono San Vito, giorno del suo martirio.
In quella giornata il paese si sveglia all’alba con il suono festoso di tutte le campane delle Chiese che annunziano ai devoti l’inizio dei festeggiamenti.
Durante la prima messa avviene la caratteristica “svelata” del Santo. La Chiesa è sempre stracolma di devoti, la maggior parte muniti di fazzoletti bianchi per inneggiare al Santo Patrono al grido di “viva San Vito”! Il culmine della cerimonia si ha al momento del “Gloria”, quando si apre piano-piano la porta del Sacello e comincia ad intravedersi la statua del Santo Patrono. Che gioia, che emozione!!!
Le campane suonano a festa, i mortaretti scoppiettano all’esterno della Chiesa e tutti all’interno inneggiano a San Vito. Chi prega, chi piange, chi ringrazia per la grazia ricevuta e chi tremante e commosso chiede al Santo il suo prezioso aiuto!
In pochi minuti ecco San Vito brillare al centro del suo altare e subito sono pronti un gruppetto di devoti per prendere la statua e posizionarla sull’altare maggiore. La messa prosegue tra canti e litanie anche dialettali, che ricordano il martirio del Santo.
La Chiesa resta aperta l’intera giornata per permettere ai fedeli di onorare il Santo.
Alla fine della messa mattutina, la Commissione dei festeggiamenti preceduta dalla banda musicale si incammina lungo le strade del paese per raccogliere le offerte o meglio i doni che poi verranno banditi all’asta pomeridiana. Una caratteristica moto-ape ha il compito di seguire la folcloristica processione e di stipare il materiale raccolto.
Nel pomeriggio fatidico appuntamento in piazza Umberto per aggiudicarsi o “gli asparagi” di donna Concetta o “i galletti” di don Neddu o “il vino” di don Serafino, etc…; ognuno attende l’articolo che annualmente compra a peso d’oro, ma si sa l’offerta è per San Vito e tutto è concesso. Il ruolo di banditore viene svolto da parecchi anni da don Concetto Reina, “dei Sciavazza”; non c’è devoto che non acquisti qualcosa!
La festa continua, dopo la messa vespertina, la statua di San Vito viene portata davanti alla porta principale della Chiesa, la banda esegue musiche religiose ed al via del Mastro di festa hanno inizio i tradizionali fuochi d’artificio. La “grancassa finale” da il segnale che gli spari sono finiti ed ecco che si intonano preghiere e litanie sino a quando San Vito si trova in prossimità del suo sacello. Uno sventolio di fazzoletti bianchi al grido di “viva San Vito” accompagnano nel breve percorso la statua fino a quando la porta meccanica lo preclude alla vista dei fedeli.
Mille emozioni travolgono la mente dei devoti che già pensano che potranno rivedere San Vito la prima domenica di agosto.
Nel “Registrum Litterarum 1632-33, n.51…” si apprende che viene approvata la data della prima domenica di agosto per festeggiare San Vito poiché “… per non essiri genti in detto casale che tutti sono occupati per il seminerio …” non si era potuta svolgere il 15 giugno.
Domenico Aiello nel suo volume “Per la storia di Mascalucia – La Chiesa di San Vito”,1996: “…La festa di S. Vito cadeva il 15 giugno, ma dato il particolare momento d’intenso lavoro nelle campagne (soprattutto quelle a seminerio), essa non veniva quasi mai celebrata in quella data, perché gran parte degli abitanti era assente dal paese. Si era quindi costretti ad anticipare la data di qualche giorno o trasferirla, come si faceva solitamente alla terza domenica del mese per permettere a tutti di prendervi parte.
Malgrado però gli spostamenti che subiva questo giorno, esso cadeva fin troppo vicino a quello in cui ai “Plaghi (Gravina)”, si festeggiava il patrono S.Antonio di Padova. Ciò causava notevoli dissapori tra i devoti dei due paesi, che spesso sfociavano in scontri e risse, specialmente se le due date venivano malauguratamente a coincidere.
Qualsiasi mezzo, poi, era buono per tentare di far passare in second’ordine la festività del vicino casale, come quando i mastri d’opera di Gravina scrivono al Vescovo che la loro era: “… festa di Matrice et quella (S.Vito) festa di Cappella …”.
Piccoli screzi si ebbero tra i due Casali tra gli anni 1622 ed il 1639, ma fortunatamente quelle contese erano solo note di colore tra il sacro ed il profano della vita quotidiana. Ma nel 1639 monsignor Branciforte decise di vietare per quell’anno i festeggiamenti esterni dei relativi Patroni.
Notoriamente la festa patronale viene posticipata rispetto al “dies natalis” del 15 Giugno.
“La festa di agosto” dei tempi passati …
Grandi luminarie si snodano lungo le vie principali del paese, mentre si tengono concerti bandistici tipici delle feste della tradizione siciliana. Non mancano poi la notte della domenica i fuochi pirotecnici che con le loro piogge di stelle colorate costituiscono il mezzo più efficace perché il saluto dei devoti possa innalzarsi e raggiungere il Santo. Il sabato, antecedente la prima domenica di agosto, iniziano i festeggiamenti per San Vito, hanno la durata di tre giorni. Un tempo in questa giornata gli artigiani ed i contadini, a loro spese, organizzavano i famosi carri allegorici (raffiguranti la vita del Santo) che erano preceduti dall’esibizione dei ” giovani cantanti” ovvero di due complessi corali che cantavano, alternandosi, l’inno di lode a San Vito. Ultimato il melodioso canto, un colpo di mortaretto dava inizio alla rappresentazione della vita del Santo, prima di una corporazione e poi dell’altra. Negli intervalli la banda musicale intonava musiche famose.
I nostri Avi raccontano che tutto questo avveniva prima dell’elevazione a parrocchia della Chiesa San Vito, che avvenne il 21 maggio 1944, l’armonia che esisteva fra i cittadini come d’incanto a quella data svanì e lasciò il posto al campanilismo, il paese si divise in zona Nord (Chiesa Madre) e zona Sud (San Vito), ma non per questo diminuiva la devozione di tutti i cittadini per il nostro Martire San Vito.
Oggi fortunatamente, grazie al cambiamento generazionale dei cittadini, non esiste più questa forma di campanilismo.
Domenico Aiello così descrive la festa: ” Il momento più importante della festa era la processione del Simulacro e delle Reliquie del Santo, che anticamente partiva dalla Chiesa Madre, all’ora del vespro, dove era fissato il raduno di tutti i partecipanti. Sfilare in processione significava rivestire una posizione di tutto rispetto, e in una società come quella dei secoli scorsi in cui le precedenze e le differenze di casta erano di primaria importanza, occupare di diritto un posto di privilegio nella processione del Santo Patrono era tutto dire. Ad essa, quindi, prendevano parte i notabili e le più alte cariche civili e religiose del paese, vestiti tutti in abito da cerimonia. Secondo quanto rivela un documento custodito nell’Archivio arcivescovile di Catania, era obbligatorio progredire:”… senza interruzione … a due e due con le loro torce … con passo grave, capo scoperto ed esemplare modestia e nel fermarsi ogn’uno deve stare attento a ritrovarsi alla spalla del compagno …”.
Un posto di rilievo nella processione occupavano le confraternite e le congregazioni; esse sfilavano seguendo un rigido ordine di successione dettato da antiche regole di precedenza, che il nostro documento (Archivio Ecclesiastico di Catania carpetta n.22 Mascalucia chiesa San Vito) sottolinea con estrema precisione. Precedevano tutti, gli stendardi delle tre confraternite nel seguente ordine: primo quello della confraternita di San Nicolò seguito da quello del SS.mo Sacramento e infine quello della compagnia di S.Vito. Veniva poi di seguito lo stendardo della congregazione di N.S. Addolorata (Pietà), portato dal Prefetto accompagnato dai consiglieri; quindi allo stesso modo, la congregazione della SS.Trinità dietro il proprio stendardo. Seguivano le autorità: . Dietro le rappresentanze veniva lo stendardo dell’Immacolata, portato dal Prefetto della Congregazione o da un suo sostituto affiancato dai figli dei congregati gentiluomini con le torce in mano, e da tutta la congregazione. In ultimo procedeva la vara con sopra le reliquie e la bella statua di San Vito, portata a spalla, tra una massa di folla esultante, devota e pregante. La processione attraversava l’intero paese percorrendo le vie principali, secondo un percorso che si andava determinando col tempo rispettando le esigenze dei devoti e la crescita urbanistica. (vie: Scalilla, Calvario, Marconi, Roma ed Etnea). ”
Nel 1633 durante i festeggiamenti venne rappresentata “La tragedia di Santa Lucia” scritta dall’abate La Fanna di Palermo, il popolo di Mascalucia assisteva con grande interesse a queste rappresentazioni teatrali di genere sacro.
Ecco in breve la vita di San Vito:
San Vito martire nacque a Mazzara del Vallo probabilmente verso l’anno 286 d.C..
La tradizione dice che perdette da bambino la madre e che fu affidato alle cure di una nutrice cristiana di nome Crescenzia e ad un maestro, anche lui cristiano, di nome Modesto, i quali di nascosto dal padre lo educarono nella fede cristiana. Il 23 febbraio del 303 si scatenò in modo furioso una persecuzione contro i Cristiani con l’editto emanato dall’imperatore Diocleziano. La persecuzione si estese presto, come un ciclone, per tutte le province dell’impero e gli ordini dell’imperatore raggiunsero presto anche la Sicilia, dove quasi tutti i cristiani preferirono morire piuttosto che rinnegare Cristo. Il padre di Vito, cercò in tutti i modi di dissuadere il figlio ad aderire al Cristianesimo, ma non essendoci riuscito, lo denunziò alle pubbliche autorità. Certamente anche per il giovane Vito furono usate tutte quelle torture che venivano messe in atto in simili occasioni. Si cercava prima di tutto di imbrattare con le tentazioni dei sensi il Martire, in modo che prima che nella fede, l’uomo si sentisse un vinto ed un traditore nella vita morale. In un secondo tempo venivano sperimentate le torture più crudeli per abbattere la forza del corpo; allo strazio delle membra spesso si aggiungeva l’umiliazione dello scherno di una folla assetata di spettacoli crudeli. Il Martire Vito subì tutto questo con coraggio e con gioia per essere simile al Suo Maestro e Signore sulla croce del martirio, sicuro di partecipare con Lui anche alla Sua vittoria. Vito era molto giovane ed i suoi carnefici, convinti di spezzare con facilità la sua resistenza, si trovarono davanti ad un intrepido eroe della Fede. I nostri Padri, gli Avi di questa Terra, Lo hanno scelto come Patrono, Lo hanno amato per secoli di un amore appassionato, Lo hanno sentito vicino nelle avversità della loro storia, sempre protettore ed amico nel Signore. Tale amore e rispetto è stato tramandato ai loro figli. San Vito Martire, cuore vivo e palpitante di Mascalucia, sicuramente dall’alto dei Cieli protegge sia i nati in questa bellissima terra che tutti coloro che hanno scelto di portarvi la loro residenza.
I festeggiamenti, in Suo onore, si svolgono due volte l’anno: il 15 giugno a ricordo della Sua gloriosa nascita al cielo e la prima domenica di agosto.
I nostri Padri, gli Avi di questa Terra, Lo hanno scelto come Patrono, Lo hanno amato per secoli di un amore appassionato, Lo hanno sentito vicino nelle avversità della loro storia, sempre protettore ed amico nel Signore. Tale amore e rispetto è stato tramandato ai loro figli.
San Vito Martire, cuore vivo e palpitante di Mascalucia, sicuramente dall’alto dei Cieli protegge sia i nati in questa bellissima terra che tutti coloro che hanno scelto di portarvi la loro residenza.
I festeggiamenti, in Suo onore, si svolgono due volte l’anno: il 15 giugno a ricordo della Sua gloriosa nascita al cielo e la prima domenica di agosto.
Fonte http://www3.comunemascalucia.it
Notizie fornite dalla dott.ssa Maria Grazia Sapienza Pesce, bibliotecario comunale di Mascalucia.